Dag Mid-Way Luxe Pack, nasce il Sit-On-Top da Mare

Abbiamo provato il kayak Dag Mid-Way Luxe Pack. Compromesso pienamente riuscito tra Sit in e sit on top.

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Profilato come un sit inside, facile come un sit on top, il Dag Mid-Way riassume in un’originale “terza via”  tutte le prerogative che fanno del kayak una straordinaria disciplina di fitness, turismo e sport. Compiendo il piccolo miracolo, da noi direttamente riscontrato, di (ri)avvicinare alla pagaia tantissime persone. Le sue caratteristiche costruttive ci portano a definire una nuova categoria di kayak: il “Sit-On-Top da mare”

apertura dag mid-wayNon è un mistero per nessuno dei nostri lettori che il Mid-Way della francese Dag è stato scelto da WinterKayak per le sue escursioni e per la crescita della sua piccola flotta.

Il Mid-Way è perciò, in assoluto, il modello di kayak sul quale abbiamo percorso il maggior numero di chilometri (ormai quantificabili in diverse migliaia). Ci ha affiancato durante i test di altri modelli di kayak che abbiamo effettuato e lo abbiamo visto in azione sotto la guida di decine di amici, a volte esperti, a volte principianti assoluti, di diverse stature e pesi, che ci hanno accompagnati durante moltissime gite.
Questa profonda conoscenza del kayak francese ci dà gli strumenti per tracciarne un profilo il più possibile completo, in cerca delle sue qualità ma anche dei suoi limiti.

dag mid-way
Piccolo marchio di solide origini

Con il Dag Mid-Way sul Lago di Garda
Con il Dag Mid-Way sul Lago di Garda

Dag è un marchio molto conosciuto in patria ma non solo. Oltreoceano, in diversi paesi d’Europa ed in Australia, diversi modelli del costruttore francese sono molto apprezzati ed utilizzati in tutti gli ambiti della pagaia, dal fiume al sit inside da mare, fino ai sostenitori del sit on top. E qui balza agli occhi la prima particolarità: tra i pochissimi Paesi in cui la gamma Dag non è distribuita ufficialmente, a parte qualche rara eccezione, c’è proprio l’Italia. Noi di Winterkayak, a maggio 2014, trascorso un inverno intero a documentarci su siti e forum, abbiamo deciso che il Mid-Way faceva per noi, centrava il giusto compromesso tra le nostre aspettative. E così siamo andati ad acquistarlo a Cannes, in Costa Azzurra, presso un concessionario ufficiale Dag.

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Progetto ragionato e al passo coi tempi
Mid-Way: a metà strada, il giusto compromesso, il meglio dei due mondi. Ma quali mondi? Non c’è dubbio: il nome di battesimo del kayak Dag fa riferimento alla sottile linea di confine tra gli scafi sit inside e quelli sit on top. Missione del progetto: centrare il risultato, per nulla scontato, di unire in un unico scafo le doti di divertimento, tecnica e velocità tipiche del sit inside, con la praticità, facilità e sicurezza del sit on top.

Nessuna paura di restare indietro, salvo eccezioni...
Nessuna paura di restare indietro, salvo eccezioni…

Battezzare però un kayak col nome “Mid-Way” può essere tremendamente rischioso. Se il progetto non fosse ben ponderato e le attitudini dello scafo non si rivelassero all’altezza, un simile appellativo potrebbe apparire, a seconda dei punti di vista, un po’ pretenzioso oppure sinonimo di “nè carne nè pesce”. Ebbene, con cognizione di causa, possiamo affermare che non è così. Dopo centinaia di uscite con qualsiasi condizione di tempo e di mare e dopo aver testato diversi altri modelli di kayak sia chiusi che aperti, siamo assolutamente certi che quel nome, apparentemente “tirato via”, sottintende un approccio progettuale maiuscolo, attento e molto, molto passionale.
Durante la nostra prova analizzeremo nei dettagli il comportamento del Mid-Way al variare delle condizioni meteo-marine. Ora ci preme soltanto sottolineare la prima “macro-impressione” generale che abbiamo avuto dopo i primi mesi d’utilizzo e le comparative con modelli concorrenti: altri kayak S.O.T. testati brillano per alcune caratteristiche e si trovano a loro perfetto agio in ben determinate condizioni, magari divertono maggiormente in questo o quel frangente. Nessuno però raggiunge il solido equilibrio generale del Mid-Way, in grado di conciliare come pochissimi altri le opposte esigenze di velocità e stabilità, direzionalità e maneggevolezza. Una volta presa conoscenza del mezzo, ci si ritrova ad affrontare le diverse situazioni con un’affidabilità e disinvoltura difficilmente riscontrabili altrove. Andremo presto nei dettagli.

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Costruzione e accessori

Lungo 440 centimetri, largo 63 per 23 chili di peso, il Mid-Way dimostra anche nelle quote fondamentali la sua medianità tra le diverse proposte di sit on top. Strettamente derivato dal Tiwok Evo, del quale condivide la conformazione inferiore dello scafo, è abbastanza lungo per dimostrarsi discretamente veloce e sufficientemente corto per destreggiarsi con disinvoltura tra gli scogli e per trovare ospitalità sul tetto di un’auto, anche di taglia medio-piccola.

Il giorno del ritiro dei nostri Mid-Way, a Cannes
Il giorno del ritiro dei nostri Mid-Way, a Cannes

La robustezza generale è più che confortante, anche se appare evidente lo sforzo del costruttore di mantenere un peso contenuto. La parte bassa dello scafo è sicuramente solida e a prova di piccoli urti tra le rocce, ma meno indistruttibile rispetto ai classici kayak corti “da battaglia” usualmente disponibili a noleggio. Non ci sentiamo di biasimare la scelta di Dag. Il target che il Mid-Way vuole intercettare è un utente più evoluto e smaliziato, che apprezza la libertà e la grande sensazione di sicurezza offerta dal sit on top, ma che richiede al contempo un’elevata qualità costruttiva, anche a costo di dover dedicare alla struttura portante del kayak qualche piccola attenzione in più.
Il giudizio estetico su uno scafo è naturalmente personale. A noi il Mid-Way è piaciuto per i suoi particolari profili di prua e poppa e per il disegno della fiancata, che ricordano più le linee di una piccola barca a vela che un kayak tradizionale. Questo iniziale sconcerto nella vista statica “in secca” viene superato immediatamente osservando lo scafo in navigazione, il suo ambiente naturale. In questo contesto il Dag trasmette, secondo noi, una bella sensazione di dinamica ed autorevole eleganza.

Il ponte di comando
Il ponte di comando

Passando al ponte di comando, tutti i particolari fanno sentire l’utilizzatore alla guida sì di in un mezzo versatile e pratico, ma anche decisamente “coccolato” dalla presenza di piccoli e grandi dettagli, che rendono le ore di navigazione a bordo un autentico piacere. Pensiamo al gavone anteriore con doppia chiusura e paratia interna di isolamento dal resto dello scafo, al robusto cordino perimetrale che circonda l’intero kayak, alla generosa quantità di anelli di acciaio presenti un po’ dappertutto, al vano portaoggetti posteriore, attentamente studiato per accogliere un bidoncino stagno di generose dimensioni e completato da un ragno elastico ferma-tutto.

Il vano posteriore
Il vano posteriore

Non è finita: su entrambi i fianchi della zona di seduta è presente un elastico ferma-pagaia che all’occorrenza va ad agganciarsi ad un apposito perno. Comodità impareggiabile durante le soste. Sempre parlando di pagaia, di fronte al pilota sono stati previsti due incavi che permettono il fermo appoggio della pagaia stessa durante le fasi di imbarco e sbarco. A proposito dell’abitacolo, la lunghezza totale per distendere le gambe copre davvero tutte le esigenze di corporatura: noi lo abbiamo testato con piloti alti fino a 1 metro e 90 senza inconvenienti, grazie ai numerosi poggiapiedi ricavati nello stampo. Solo i piloti di stazza e peso notevole, dai 90 chilogrammi in sù, possono trovare troppo angusto lo spazio disponibile tra seduta e Carl Système (di questo accessorio esclusivo parleremo tra pochissimo), per il quale si dovrebbe studiare una profilatura più sottile e magari anche una regolazione longitudinale più ampia. Una buona idea sarebbe dare la possibilità, in fase di acquisto, di scegliere la misura desiderata tra due o più opzioni.
Il capitolo che riguarda la conformazione della seduta è quello che ci ha soddisfatto di meno.

Il seggiolino originale Dag
Il seggiolino originale Dag ed il Carl Systéme

Forse per omaggiare l’approccio più radicale del kayak sit inside, l’incavo plastico dedicato ad ospitare il seggiolino, un accessorio originale Dag, non è in grado di sostenere la zona lombare come ci si aspetterebbe. Per fare un esempio, il Rainbow Vulcano, sotto questo aspetto, è di una comodità esemplare. Regolando attentamente le cinghie di ritenuta la situazione migliora, ma non riesce a diventare ottimale: la schiena resta un po’ in balia di se stessa, in una posizione che rischia di stancare sulle lunghe distanze. La soluzione però esiste ed è molto facile da ottenere. Noi abbiamo sperimentato, con ottimi risultati, questo escamotage: ci siamo procurati uno di quei compatti tubi in gomma piuma rivestiti in materiale sintetico utilizzati dai surfisti per appoggiare, senza danni, le tavole sulle barre portatutto delle auto. Quindi lo abbiamo posizionato subito dietro allo schienalino del sedile in modo che resti imprigionato dal peso del pilota tra quest’ultimo e la parte superiore della seduta dello scafo. In questo modo abbiamo ottenuto un ottimo ed omogeneo supporto lombare, assolutamente confortevole nei lunghi tragitti.

L'elastico ferma-pagaia
L’elastico ferma-pagaia

Per chiudere l’analisi delle dotazioni di bordo, abbiamo lasciato per ultimo il boccone più ghiotto, caratteristica peculiare di questo modello: il C.A.R.L. Système, ovviamente scritto in francese. Acronimo di Calage Anatomique Réglable en Longueur, si tratta di un dispositivo, costruito in robusto materiale plastico, regolabile in senso longitudinale e removibile, conformato ergonomicamente per offrire alle cosce del pilota un punto di ancoraggio allo scafo del kayak assolutamente solido ed anelastico. Ben più efficace dei tradizionali fermacoscia a cinghia, che spesso ci si ritrova a regolare ripetutamente durante il tragitto, il Carl Système trasforma la parte interna delle gambe, solitamente inutilizzata nei sit on top, in un poderoso ausilio alla propulsione in avanti. Con una tale presa sulla zona centrale del kayak infatti, è possibile trasferire con più efficacia verso i piedi molta della forza della pagaia in acqua. L’utilizzo del Carl Système conferisce al pilota la sensazione di essere un tutt’uno col mezzo, condizione solitamente del tutto assente nei sit on top. Inoltre, la parte superiore del perno è scavata in modo da fungere da piccolo portaoggetti e dotata di un doppio elastico di ritenuta. Questo piccolo vano si rivela perfetto per fermare una bottiglietta d’acqua, una fotocamera waterproof o uno snack da consumare all’occorrenza.
Proseguendo nell’esame costruttivo, arriviamo al gavone anteriore da circa 24 litri.

Il gavone anteriore
Il gavone anteriore

L’apertura di forma ovale è generosa ed il sistema di chiusura prevede, internamente, un pannello elastico in neoprene. Superiormente è un tappo di plastica a garantire un’efficace chiusura, a sua volta bloccato da due cinghie accuratamente posizionate. La tenuta stagna del gavone è soddisfacente ma non sicura al 100%. Quando il mare si increspa e le onde raggiungono la parte superiore dello scafo, una piccola quantità d’acqua riesce ad infiltrarsi all’interno. E’ perciò consigliabile proteggere ulteriormente il bagaglio con una borsa stagna.
L’esame delle finiture e dei materiali costruttivi denotano una ricerca di qualità difficilmente riscontrabili nella concorrenza. I numerosi anelli di ritenuta sparsi lungo l’intero perimetro dello scafo e anche all’interno dell’abitacolo, sono in acciaio inossidabile, mentre le brugole che li fermano si rivelano col tempo molto resistenti all’attacco dell’ossidazione. Nella nostra esperienza è stato sufficiente risciacquare rapidamente il kayak con acqua dolce al termine di ogni uscita per conservare a lungo l’integrità di tutti i particolari in metallo. Per facilitare il trasporto sono previste due robuste maniglie a prua e a poppa ed altre due nella zona centrale. Come in tutti i sit on top che si rispettino, sono presenti fori di autosvuotamento nella zona di pilotaggio e sotto la seduta, oltre che nel portapacchi posteriore.

I numerosi fori di auto-svuotamento
I numerosi fori di auto-svuotamento

In particolare, il foro presente in questa zona è di dimensioni generose ed offre un perfetto passaggio per assicurare il kayak ad una robusta catena antifurto durante il rimessaggio. I fori autosvuotanti nell’abitacolo sono completati, nell’allestimento Luxe Pack da noi provato, da tappi in gomma. Nella zona posteriore dello scafo, in alto, è prevista un’apertura per far defluire l’acqua di condensa che si accumula nello scafo interno, mentre in basso, sempre a poppa, un rinforzo in materiale plastico oppone resistenza ad eventuali danni da strisciamento su pietre e sabbia.

Hai mai provato il kayak facile e divertente? Partecipa ad una delle nostre prossime escursioni introduttive

 

Comportamento in mare
Per l’analisi dinamica partiamo dalla parte immersa dello scafo, caratterizzata da prua e poppa molto affilate per garantire idrodinamicità in acque tranquille ed un buon taglio dell’onda bassa. La chiglia evidenzia un profilo moderatamente tondeggiante e quindi piuttosto rassicurante sul fronte della stabilità. Sul Mid-Way non c’è spazio per soluzioni assimilabili, ad esempio, al Rainbow Vulcano, dove un deciso profilo a pinna percorre l’intera lunghezza dello scafo da prora a poppa. Sul kayak italiano, leggermente più lungo del francese, questa caratteristica imprime una direzionalità molto marcata insieme ad una notevole coerenza in fase di surfata, a discapito però della maneggevolezza e, in certe situazioni, anche dell’insensibilità al vento laterale.
Nel Dag, la ricerca della direzionalità si concretizza nel modo opposto, ossia mediante due solchi longitudinali,

I profili direzionali della chiglia
I profili direzionali della chiglia

disegnati “in negativo”, che percorrono la parte bassa dello scafo. L’acqua in corsa s’incanala in questi solchi ottenendo coerenza di direzione, senza però opporsi in modo troppo deciso alle manovre di virata. Efficace nel garantire direzionalità, questa soluzione non si rivela altrettanto valida in fase di surfata, condizione in cui il Mid-Way non si trova molto a suo agio. Una volta che, sulla cresta dell’onda, vengono a mancare gli affilati sostegni di prua e poppa, il kayak, sprovvisto di pinna centrale, rimane un po’ in balia di se stesso e basta un nulla per farlo deviare lateralmente, anche in modo brusco, con conseguente probabile disarcionamento del pilota. La condizione di surfata con vento ed onda in poppa va perciò affrontata con una certa cautela e costituisce uno dei pochi limiti evidenti dello scafo.
L’aspetto più convincente del Mid-Way è la sua pressochè totale somiglianza ai kayak chiusi dal punto di vista della rispondenza alle tecniche di manovra in acqua. Pagaiata in avanti, pagaiata indietro, scostamenti laterali, inversione di rotta e tutte le modalità di timonata e di edging (inclinazione) risultano efficaci e praticabili esattamente come sui kayak chiusi tradizionali. Semplicemente, soprattutto parlando di edging, a “guidare le danze” non saranno le ginocchia incastonate nell’apposito alloggiamento del sit-in, bensì l’interno coscia che stringe saldamente l’efficace Carl Système. Alla fine, col medesimo e apprezzatissimo risultato di poter virare a piacimento continuando tranquillamente a pagaiare in avanti.
Punto a favore del kayak francese è l’attento posizionamento del vano di pilotaggio. A differenza di altri kayak provati, qui si è riusciti a centrare il baricentro del pagaiatore in modo da minimizzare la tendenza, insita in ogni kayak, a deviare la traiettoria a seconda dell’angolo di incidenza sullo scafo del vento laterale. Sul Mid-Way, pur in assenza di timone, difficilmente ci si ritroverà a dover contrastare, oltre il livello di disagio, la tendenza a orzare o poggiare. Le reazioni si mantengono nel limite della tollerabilità in quasi tutti i casi. Tralasciando la navigazione in acque piatte, dove si apprezzano appieno le caratteristiche di ottima direzionalità e velocità del Mid-Way, è col mare moderatamente mosso che il kayak francese diverte. Finchè l’onda non raggiunge un’altezza frangente eccessiva, ci si diverte soprattutto controvento a tagliare i flutti mantenendo buona velocità e stabilità.

La chiglia del Rainbow Vulcano è molto più adatta alla surfata
La chiglia del Rainbow Vulcano è molto più adatta alla surfata

In condizioni di mare più mosso, quando all’onda si somma l’effetto del vento, i limiti intrinsechi della configurazione sit on top cedono necessariamente il passo rispetto agli scafi sit inside più lunghi, più sottili e con posizione di seduta più bassa. E’ però importante sottolineare che, nella nostra esperienza escursionistica, questi limiti diventano evidenti più nei confronti dei sofisticati scafi in fibra di vetro o in carbonio, che rispetto agli scafi sit inside in plastica. Il gap prestazionale, in termini di velocità di punta e di crociera e di efficacia nel taglio dell’onda, non ci è mai sembrato evidente nei confronti di molti scafi tutto dentro costruiti nello stesso materiale del Mid-Way.

Da questo consegue che, nella maggior parte delle situazioni, è possibile programmare escursioni anche di medio-lungo raggio in compagnia di scafi sit inside, senza temere velocità di crociera penalizzanti.

Il Dag Mid-Way è stato anche protagonista di un record: nel 2013 Alexis Lapp ha solcato il corso del Rodano da Lione al Mediterraneo, per poi virare verso ovest e raggiungere via mare la città di Barcellona. In totale ha percorso 800 chilometri in dieci giorni e 12 ore per raggiungere la meta. I dettagli dell’avventura sono su questo sito.

Lyon to Barcelone - 800km en Kayak from Media Sport Promotion on Vimeo.

2 settembre 2014, Costa Rei, Sardegna: la sessione Runtastic
2 settembre 2014, Costa Rei, Sardegna: la sessione Runtastic

Parlando di velocità, concludiamo proprio con due sessioni di Runtastic, app per smartphone disponibile per diverse piattaforme. La prima (immagine in alto) si riferisce ad una splendida giornata dell’estate 2014 in Costa Rei, Sardegna. Abbiamo scelto questa sessione per la sua “lontananza” dalle nostre consuete pagaiate in Area Marina Protetta Isola di Bergeggi, dove spesso e volentieri ci concediamo tratti piuttosto tirati e percorsi di allenamento alla ricerca del miglior tempo. In Sardegna l’approccio era molto più disimpegnato e turistico e pertanto crediamo che anche i dati satellitari possano rappresentare meglio l’utilizzo “medio” del Dag Mid Way. Come si vede dal grafico, la punta massima è stata di 8,16 km/h, mentre le medie sul chilometro si mantengono tra i 5 ed i 7 km/h. Tradotti i valori in nodi, la massima è stata di 4,4 nodi e la media tra i 2,7 ed i 3,8 nodi. Come detto, non sono questi i valori massimi di velocità da noi riscontrati con il Mid-Way. In diverse occasioni, con un ritmo di pagaiata più deciso, abbiamo misurato punte velocistiche superiori ai 9 km/h e medie chilometriche oltre gli 8, corrispondenti a circa 5  e 4,3 nodi.
La seconda sessione di Runtastic che proponiamo (immagine qui sotto) è invece più recente e si riferisce al 28 gennaio 2015. Mare calmo e tempo splendido hanno favorito, come si vede, una superiore regolarità di pagaiata e medie orarie decisamente soddisfacenti.

Una recente sessione Runtastic nelle acque del Golfo di Spotorno
Una recente sessione Runtastic nelle acque del Golfo di Spotorno

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Il Sit-On-Top da mare
L’analisi e l’utilizzo intenso del  Dag Mid-Way ci ha convinti a proporre agli appassionati di kayak ed agli addetti ai lavori una nuova definizione funzionale e commerciale, espressamente dedicata a quei mezzi, particolarmente innovativi, contraddistinti da una spiccata vocazione turistica ed escursionistica, capaci di adattarsi alla navigazione a lungo raggio, anche di più giorni: il Sit-On-Top da mare. Troppo a lungo, infatti, si è indugiato a raggruppare confusamente tutta l’offerta degli scafi aperti nell’anacronistica, generica ed imprecisa categoria del semplice sit on top. Mezzi quali il Dag Mid-Way, il Rainbow Vulcano, l’Exo XM-Top, ma anche l’RTM Tempo, il Disco e diversi altri kayak che diverranno protagonisti di un nostro prossimo articolo, vanno a collocarsi in una nuova tipologia di prodotto, molto più prossima al cosiddetto kayak da mare sit inside che al semplice sit on top largo e corto, tradizionalmente adottato per il semplice noleggio da spiaggia. Peculiarità progettuali descrittive del Sit-On-Top da mare (per limitarci alle più evidenti) potranno essere considerate: conformazione dello scafo profilata e performante (spesso, ma non necessariamente, mutuata dai sit inside della stessa Marca), lunghezza pari o superiore ai 4,40 metri, presenza della corda di sicurezza perimetrale, fori di auto-svuotamento in zona seduta-piedi-bagagliaio, uno o più gavoni stagni, seggiolino ergonomico, elastico ferma-pagaia, maniglie per il trasporto, poggiapiedi regolabile, foro di svuotamento della condensa interna ed un dispositivo, assimilabile al Carl Système, atto a garantire un saldo contatto pilota-kayak con conseguente maggior efficacia propulsiva. In attesa del diffondersi di soluzioni originali e coraggiose assimilabili al Carl Système, potremo accettare la dotazione di una semplice coppia di ferma-coscia a cinghia come parziale sostituto.

Il nostro incontro col pesce luna. Ne abbiamo parlato qui: http://www.winterkayak.it/?p=4332
Il nostro incontro col pesce luna. Ne abbiamo parlato qui: http://www.winterkayak.it/?p=4332

Conclusioni
La nostra esperienza col Dag Mid-Way ci ha convinti che dietro al suo progetto c’è ben altro che un asettico calcolo commerciale. C’è anche questo, senza dubbio, ma soprattutto è evidente un approccio passionale, tanta cura dei dettagli e voglia di trasmettere all’utilizzatore vero comfort e funzionalità a 360 gradi. Abbiamo detto che altri scafi sit on top, solo apparentemente simili al Mid-Way, sono più performanti in questa o quella situazione, ma è davvero difficile riscontrare altrove un tale equilibrio generale. A noi è parso di leggere, nel progetto Mid-Way, l’esordio di una nuova categoria di kayak, sicuramente ancora migliorabile (magari con uno scafo in fibra e fianchi leggermente più stretti?) ma già estremamente matura. A conferma delle nostre impressioni ci restano le opinioni dei moltissimi amici, alla prima esperienza o delusi “di ritorno” dal sit inside, che hanno trovato nel Mid-Way sorprendenti qualità di facilità e velocità, tanto che già alla prima uscita hanno percorso con noi svariati chilometri senza poi sentirsi “rotti”.
Il nostro viaggio in compagnia del Mid-Way è solo all’inizio.

Carta d'identità
 
MarcaDag (Gruppo R.T.M.)
ModelloMid-Way Luxe Pack
TipoSit on top
Lunghezza4,40 mt
Larghezza65 cm
Carico massimo140 Kg
Omologazione1 adulto
Peso dichiarato23 Kg
Peso tester Winter Kayak72 kg

La nostra pagella in sintesi

velocità:4.5 Stars (4,5 / 5)
stabilità:4 Stars (4 / 5)
direzionalità:5 Stars (5 / 5)
ergonomia:4.5 Stars (4,5 / 5)
capacità.di.carico:4.5 Stars (4,5 / 5)
maneggevolezza:5 Stars (5 / 5)
valutazione.winterkayak:5 Stars (5 / 5)
Media:4.6 Stars (4,6 / 5)

Redazione

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Quando il richiamo della natura diventa così forte, è un dovere condividere questa esperienza!

11 thoughts on “Dag Mid-Way Luxe Pack, nasce il Sit-On-Top da Mare

  1. Una bellissima presentazione del Mid-Way. Congratulazioni !
    Mi attrae molto come “terza tipologia” e per il peso. Forse perché sono affezionato al mio vecchio DAG da 40 kg (biposto + uno)con il quale vado ancora per mare, da solo.

  2. Complimenti per la recensione!

    Ma esiste un limite di peso del paddler oltre il quale sarebbe più opportuno optare per un altro modello?

    1. Secondo noi 80-90 kg. Oltre diventa un po’ complicata la risalita (auto-salvataggio) a causa della presenza del carl-system.
      Comunque grande SOT!

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